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Lui & Lei

La sconosciuta sul treno


di giusma
30.08.2019    |    1.501    |    0 9.2
"Si apre la camicia, allarga il reggiseno: capisco come vuole concludere il gioco e mi fa una sega finale sul suo petto..."
Non che fosse particolarmente frequentata: la solita manciata di pendolari che fanno un'orario un po' strano, su una tratta così lenta e mal servita che non ci sono molte buone ragioni per farla in treno, e pure io fino a quel momentomi chiedevo se ce ne fossero.
Quel giorno la carrozza era particolarmente vuota, come a rendere ancora più surreale l'apparizione di una ragazza che, proprio vicino a me si era venuta a sedere.
Forse spaventata da quella carrozza vuota, si era seduta di fronte a me, vicino al finestrino opposto al mio.
Se ne stava li, con l'aria annoiata a guardare un paesaggio ancora più noioso scorrere lentamente, regalando a me la visione di un seno sodo, perfetto, esuberante nel profilo che si lasciava intravedere tra i bottoni di una camicia già fin troppo scollata.
Continuavo ad ammirare quel fisico perfetto, senza tralasciare gambe lunghe e snelle e un corpo giovane che continuavo a percorrere con uno sguardo che non facevo nulla per nascondere.
Lo sguardo suo, invece, era particolare: tra l'annoiato e il furioso, inquieto sicuramente. Non particolarmente bella in volto: contrariamente al corpo non aveva tratti delicati, forse qualcosa di mascolino, probabilmente di origini gitane.
Continuavo a guardarla, incurante del mio sguardo irriverente del quale lei aveva chiaramente intercettato la direzione appena il suo sguardo ha incrociato il mio, passandosi una mano sui bottoni della camicia come a volerla richidere... ma senza farlo.
Ero in vena di giocare, osare, chissenefrega !
Continuavo a guardarla spudoratamente, fino a infilarmi una mano nei pantaloni: il rigonfiamento era già abbastanza evidente, non sarebbe cambiato poi molto.
Pensavo: "se le da fastidio, si alza e se ne va".
...e non l'ha fatto.
Mi stavo letteralmente masturbando di fronte a una ragazza sui 25 anni: mora, capelli lunghi mossi, sguardo annoiato, fisico da urlo, un pantaloncino di jeans aderente come un guanto, che se ne stava li fingendo di non avermi visto.
Certo, la mia mano era dentro ai pantaloni, non avevo "estratto" nulla, ma non poteva non essersene accorta eppure era ancora li !
Dopo qualche minuto, durante il quale ho visto i suoi occhi girarsi verso di me più volte per una frazione di secondo, ho iniziato a notare dei piccoli movimenti delle sue gambe e il suo respiro farsi più veoce.
Decido di osare ancora: sbottono la patta. Ora se mai ci fosse stato ancora il margine per negare l'evidenza, stava scomparendo.
"Se non si alza ora e va a chiamare il capotreno, o è pietrificata dalla paura o è curiosa"
...e non l'ha fatto.
"Ma non ti vergogni ?" Si gira rimproverandomi.
"Non faccio nulla di male" rispondo io, e lei subito replica
"Tralasciando valutazioni di ordine morale o di buon gusto, ci sarebbe l'articolo 527 del codice penale (atti osceni in luogo pubblico) oltre a una querela per molestie sessuali. Frequento giurisprudenza, fidati. Per tua fortuna sono una persona molto aperta di idee, e quindi non chiamerò il capotreno"
Il suo tono di voce però, era passato da un iniziale rimprovero a un tono quasi divertito, sul finale, tanto che decido di alzarmi e avvicinarmi porgendole la mano per volermi presentare.
"MA CHE FAI ?" (ridendo) "Vuoi darmi la mano con la quale ti sei appena toccato il cazzo ?"
"Beh, non sono mica malato!" rispondo sedendomi davanti a lei, ancora con la mano tesa
Incredibilmente anche lei mi porge la mano, ma ancora più incredibilmente tenendo stretta la mia e sporgendosi verso di me e, senza darmi il tempo di capire nulla mentre il mio sguardo si tuffava ancora nella sua scollatura, porta la mia mano sul suo seno.
Nemmeno una parola.
Mentre lancio la seconda mano a rincorrere la prima, lei continua a sporgersi fino a chinarsi davanti a me, nella carrozza deserta.
Mi stava aprendo la patta, dalla quale estraeva a fatica il mio cazzo duro come il marmo, quasi facendomi male.
Lo afferra con due mani, con forza, mentre con incredibile delicatezza lo sfiora appena con le labbra. Vuole sentirne l'odore: forse le piace molto quell'odore, forse vuole solo "saggiare" il mio stato di salute prima di accoglierlo prima tra le labbra, poi sulla lingua, poi lasciandoselo entrare fino in gola.
Un pompino da sogno, mentre le mie mani frugano i suoi seni sotto alla camicia, sotto al reggiseno, cercando poi di passare dalla sua schiena ai suoi stretti pantaloncini.
Con un rapido gesto, quasi autoritario, afferra nuovamente le mie mani e le riporta ai seni: le piaceva "li", punto e basta.
Stavo per venire. Sarà stata l'emozione inaspettata, forse la paura di essere scoperti, ma lei capisce che non sarei riuscito a resistere a quel pompino fantastico ancora per molto.
Si apre la camicia, allarga il reggiseno: capisco come vuole concludere il gioco e mi fa una sega finale sul suo petto.
Poi, fruga nella borsa, recupera delle salviettine, si ripulisce, me ne lascia un paio, si alza e se ne va...
Nemeno un ciao.
"Eh ma alla fine non ci siamo nemmeno presentati !" le dico mentre si allontana.
"Non mi interessa." risponde lei...
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